Cicli e Gann in sinergia: FTSE Mib Future 12 Novembre 2010

Scritto il alle 23:14 da gianca60

Analisi Tecnica(ettore61)

FIB:

Forte tenuta della resistenza posta in area 21600 con conseguente ritracciamento deciso del future.

La seconda long black candle fa si che il nostrano perda anche il supporto posto in area 21150 andando ad accarezzare il successivo a 20620.

Subito sotto abbiamo l’importante trendline rialzista che sta tenendo il movimento dal 9 marzo 2010

Importante quindi che tutti questi supporti facciano il loro lavoro specialmente la rialzista il cui cedimento darebbe un primo segnale che il quadro tecnico sta cambiando.

In base alla squadratura che sto seguendo, il 9 novembre mi va a chiudere un quadrato di 120 gg (setup) con un max da dove parte lo short che trova conforto sulla fann 1×2 discendente.

La reazione sul test della fann conferma per il momento la tenuta. Domani passera’ a 20780.

Analisi di Gann (Gianca60)

La rottura dell’angolo settimanale passante a 20940 ha portato accelerazione fino a quello inferiore passante a 20700, angolo discendente dal 2007 che, come gia’ piu’ volte detto, risulta molto importante.

Domani con il setup daily (su ws scadeva oggi 11) potremmo avere un nuovo minimo ma sara’ importante la tenuta dei 20700 almeno in chiusura di settimana.

Analizzando i cicli di Ale con i vari setup ganniani le date per una probabile chiusura del trimestre risultano per il daily del 18 o nel setup weekly 22/26 novembre, mentre il livello limite di prezzo che dovra’ mantenere è 19960 su base mensile che rappresenta l’angolo 0, sotto il quale avremo un netto peggioramento che porterebbe probabilmente anche alla rottura dei minimi di settembre ultimo setup monthly.

Prossimi setup daily 12,18 e 22 novembre

Prossimo setup weekly 22/26

Angoli settimanali passeranno 20940 20700, 20290

Angoli giornalieri 20420,20550,20700,20960

giornaliero

settimanale

Migliori Siti

Dettagli cicliegann.finanza.com/

129 commenti Commenta
gianca60
Scritto il 14 Novembre 2010 at 19:11

Le notizie si susseguono, in questa domenica di fuoco per chi segue da vicino la geo-politica e la finanza globale. La news piu’ clamorosa e’ un’intervista del ministro degli Esteri del Portogallo Luis Amado al locale settimanale Expresso: Lisbona potrebbe essere costretta a far fronte “ad uno scenario di uscita dall’euro” – ha detto Amado – “per riguadagnare le condizioni di stabilita’ e fiducia dei mercati”. “Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti i gruppi politici e delle istituzioni, per fronteggiare la gravita’ della situazione”.

Nel frattempo la Commissione europea ha messo a punto un piano di salvataggio per l’Irlanda, vicina al crack, da 80 miliardi di euro, come scrive il sito web del quotidiano britannico The Times. L’obiettivo e’ che la tensione si stemperi prima dell’apertura delle borse lunedi’ mattina. Fonti di Bruxelles fanno capire che “Dublino non ha richiesto gli aiuti”, utilizzando le stesse (ipocrite) parole usate come copertura lo scorso maggio, quando fu predisposto il piano di aiuti per la Grecia.

Il problema dell’Irlanda e’ piu’ urgente – quello del Portogallo viene subito dopo – e dimostra che sulla stabilita’ finanziaria dell’Europa e’ in atto una guerra “quasi nucleare”, con tutto quel che ne consegue per l’euro. In Italia il 95% dei cittadini non sa nulla di quanto sta accadendo, essendo la massa lobotomizzata e concentrata sulla caduta o resistenza di Silvio, le sue escort, il calcio, il Grande Fratello.

La questione dell’Irlanda e’ molto simile (fatte le debite proporzioni) a quella degli Stati Uniti o peggio ancora degli stati Usa colpiti dal 2007 da una recessione feroce (Nevada, California e Florida). Il boom immobiliare, insieme a un fervido settore hi-tech e ad un comparto finanziario e bancario aggressivo e iper-speculativo hanno portato ad una crescita formidabile dell’economia in Irlanda tra il 1995 e il 2007, per cui il pil irlandese e’ lievitato circa +6% all’anno (quasi il doppio dei partner europei). Quando la bolla sul mercato immobiliare e’ poi scoppiata, il credito bancario e l’elargizione di mutui si sono congelati, allora la frenata per Dublino e’ stata drammatica: il pil e’ calato -3% nel 2008 e -8% l’anno scorso. Il sogno irlandese si e’ trasformato in incubo e ora le banche locali hanno debiti “inesigibili” complessivi pari al 55% del pil.

Che sta per succedere? Intanto mentre i portoghesi pensano che sia meglio far da se’ e tornare al dinheiro, gli irlandesi sono infuriati con la Germania, l’unico paese forte in quest’Europa traballante, dopo che il cancelliere tedesco Angela Merkel ha provocato un pesantissimo sell-off dei titoli di stato sia dell’Irlanda sia degli altri PIIGS, cioe’ i paesi periferici dell’Ue (i PIIGS sono appunto Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) con lo spread vs bund e i prezzi dei CDS, i credit default swaps arrivati giovedi’ ai massimi assoluti dal lancio dell’euro 11 anni fa (lo stesso e’ accaduto per i Btp dell’Italia solo qui da noi la Casta parla d’altro….). Tutto cio’ e’ accaduto quando la Merkel ha fatto dire a un suo collaboratore che i possessori di bond (sempre per capirci: in Italia gli investitori provati e istituzionali che hanno in portafoglio Btp e Cct) dal 2013 dovrebbero assumersi anche loro gli oneri dei salvataggi di ciascuna nazione dell’Europa a rischio crack (leggere nota [a] a fondo pagina). Il che, nelle strategie della Germania, implica operazioni di ristrutturazione del debito per via dell’effettiva insolvenza, e cioe’ tutti i tagli di titooi di stato in circolazione verranno “ristrutturati” e fatti confluire a tassi piu’ lunghi su poche emissioni future (immaginate che conseguenze questo scenario potra’ avere per le banche, aziende e cittadini in Italia).

Tutto cio’ dimostra la gravita’ della crisi europea, con la Merkel unica voce in grado di raccontare LA VERITA’ e di pensare al futuro con pragmatismo mentre i paesi della vecchia guardia – pretenziosi, snob e in difficolta’ – annaspano (vero mr. Giulio Tremonti?). Ma l’amara realta’ dei mercati finanziari (gran livellatori e perfino apportatori di sonore “punizioni” per i governi inefficienti) e’ che il salvataggio da €22 miliardi di euro della Grecia effettuato lo scorso maggio sara’ poca cosa, perche’ salvare l’Irlanda costera’ 4 volte di piu’, cioe’ come minimo €80 miliardi e secondo alcune fonti fino a €100 miliardi. I capitali saranno messi a disposizione dallo European Financial Stability Facility (EFSF), il fondo di emergenza lanciato mesi fa all’apice degli attacchi speculativi contro l’euro, con liquidita’ complessiva di €750 miliardi. Nessuno sa cosa accadra’ se pero’ le intenzioni espresse oggi dal ministro degli esteri del Portagallo Luis Amado facessero veramente breccia e diventassero realta’.

Hedge funds e banche aggressive lavorano in queste ore sul seguente scenario: se l’Irlanda accettera’ il maxi-salvataggio quadruplo per importo rispetto a quello greco, allora lunedi’ il prezzo dei bonds irlandesi salira’ (e il rendimento o tasso scendera’ sotto l’8% e forse anche verso il 7%. Tuttavia e’ probabile che il bail-out di Dublino provochi una sorta di effetto domino non voluto sui titoli di stato degli altri paesi periferici dell’Ue (i PIIGS sono Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) a cominciare proprio dal Portogallo (i cui CDS denotano il maggior livello di rischio). Peccato che in poco tempo Lisbona dovrebbe chiedere a sua volta aiuto attingendo allo European Financial Stability Facility (EFSF), e dopo il salvataggio del Portogallo toccherebbe a chi e’ gia’ in fila per questo disastro annunciato, cioe’ Spagna e purtroppo la nostra benemata Italia (e qui son guai perche’ le cifre sono apocalittiche).

Prima pero’ scoppieranno tensioni finanziarie di ogni tipo, e poi politiche, sociali e perfino culturali che minano la casa europea alle fondamenta, mettendo a repentaglio la moneta unica (aspettatevi volatilita’ sull’euro la prossima settimana, successivamente al bail-out dell’Irlanda). L’altro elemento da considerare e’ che il pacchetto di salvataggio per Atene si e’ dimostrato altamente impopolare tra i contribuenti europei, in sostanza a cominciare dalla Germania la gran maggioranza dei cittadini d’Europa (oltre il 60%; ma anche in Italia la percentuale e’ la stessa) si chiede se valga davvero la pena fare tutti questi sforzi per salvare i PIIGS, il cui caos delle finanze pubbliche e’ responsabilita’ esclusiva delle singole classi politiche alla guida dei governi locali. Cio’ potrebbe davvero portare a turbolenze molto forti in Europa nel 2011.

In ogni caso il tasso sui bond irlandesi, che era al 6% tre settimane fa, ha superato di slancio il 9% giovedi’ per poi calare all’8.14 venerdi’, il che significa comunque che i tassi d’interesse che il governo di Dublino dovra’ pagare sono aumentati drammaticamente, anche se fino a giungo 2011 il Tesoro irlandese gode di tassi bloccati e liquidita’ a sufficienza (dicono le dichiarazioni ufficiali). Ma peggio ancora il salvataggio da 80 miliardi di euro per evitare il collasso dell’Irlanda avra’ conseguenze dirette sulla popolazione, sulla fiducia complessiva, sull’immagine esterna e la percezione che del paese ha la comunita’ finanziaria globale, come e’ gia’ accaduto per la Grecia (ricordate sgli scioperi e dimostrazioni con milioni di persone in strada ad Atene?); insomma il pacchetto di salvataggio per Dublino implichera’ il varo di un piano di austerita’ molto pesante, se non da “lacrime e sangue”.

I dipendenti pubblici hanno gia’ subito un taglio degli stipendi tra il 5%-15% (quando tocchera’ anche all’Italia?) qualche ministro “irish” ha suggerito che perfino i pensionati non possono piu’ essere cosi’ sicuri della tenuta delle loro pensioni, mentre il feeling generale e’ che gli irlandesi cominciano ad averne gia’ abbastanza, prima ancora che il salvataggio prenda forma, del fatto che i banchieri della BCE di Francoforte oppure la Commissione europea a Bruxelles dettino le condizioni di vita a Dublino.

Guardate che la sigla PIIGS di cui noi su Wall Street Italia parliamo da almeno 3 anni e’ reale, non ce la siamo inventata noi e non e’ denigratoria: e’ la brutale e neutra descrizione di cio’ di cui si discute nei ministeri degli esteri delle capitali mondiali e, per impostare strategie di investimento, in tutte le grandi banche globali, da New York a Honk Kong, da Londra a Tokyo, da Shanghai a Sidney. Certo non sentirete mai parlare di PIIGS a Ballaro’, Annozero o Vieni via con me.

Passi la TV, che deve per forza essere populista e puntare a “manipolare” masse di 5-6 milioni di telespettatori, ma che la grande stampa italiana, i giornali dei “poteri forti”, come “Corriere della Sera”, “La Repubblica” e “Il Sole 24 Ore” (quest’ultimo oggi supera se stesso per indecenza non avendo in prima pagina neanche un rigo sul crack dell’Irlanda) quotidiani che potrebbero ma invece non parlano mai di PIIGS e dei rischi che l’Italia corre; ecco, cio’ e’ segno che l’autocensura deriva da complicita’ e collusione col potere politico/bancario, qualcosa di cui non si puo’ o non si vuole discutere mentre esiste eccome (anzi pare il classico elefante in un negozio di cristalleria) e all’estero e’ addirittura tema dominante, il che che conferma il grado di inattendibilita’ e/o poca liberta’ dell’informazione in Italia.

Eppure nel famigerato gruppo PIIGS siamo gia’ arrivati alla G di Grecia e alla I di Irlanda in termini di salvataggio dal collasso finanziario di quei paesi. Non ci si venga a dire che la I di Italia e’ esente, non c’e’, non va ricompresa, non e’ pervenuta perche’ l’Italia anzi e’ un paradiso in terra dove tutto va bene, il paese e’ sicuro finanziariamente, immune da questi scenari che i faziosi politicizzati o male informati definiscono “catastrofisti” e da “terrorismo finanziario”, come ci scrivono i nostri lettori piu’ aggressivi del partito dei falso-ottimisti. Con il piu’ grande debito pubblico d’Europa e il terzo del mondo e’ obbligatorio considerare una exit anche per la I di Italia, non credete? Senza contare altri due fattori: 1) nel 2011 il Tesoro italiano emettera’ Btp e Cct di importo maggiore ai bond emessi da tutti gli altri PIIGS (Portogallo, Grecia, Irlanda e Spagna) messi insieme; 2) l’apogeo di caoticita’ derivante dalla politica a Roma non e’ stato ancora raggiunto, per cui da quel fronte ci si puo’ aspettare nelle prossime settimane solo il peggio.

_________________________________

[a] BERLINO, 12 novembre (Reuters) – Gli investitori privati che detengano in portafoglio titoli di Stato dei paesi euro devono partecipare a sottoscrivere i costi di un’eventuale crisi finanziaria a partire dal 2013, mentre fino ad allora hanno diritto a essere tutelati. Lo dice il vice-cancelliere tedesco Guido Westerwelle. Per il numero due di Angela Merkel è “imperativo” che i creditori privati condividano i costi di insolvenza una volta si chiuda – a metà 2013 – il meccanismo creato dall’Unione europea per la stabilità finanziaria della zona euro. “Non possono continuare a pagare i contribuenti: chi trae profitto da tali investimenti deve essere coinvolto nel sostenere le spese legate al rischio” spiega alla stampa

gianca60
Scritto il 14 Novembre 2010 at 19:18

azz 🙄 🙄

ettore61
Scritto il 14 Novembre 2010 at 19:33

gianca60: azz   

sentiranno anche loro il derby ……

ne ho sentito di tutti i colori ….. roba da matti —
Adesso tutte notizie catastrofiche dopo l’annuncio del QE degli americchioni ….
🙄

aleale
Scritto il 14 Novembre 2010 at 23:52

fortunato64…. preferirei vedere un nuovo max tra feb-mar piuttosto che a gen 2011 m.o.p. discutibileciao   

ciao Fortunato 😀

su questo particolare, sono completamente daccordo con te….
…. per quanto riguarda l’analisi che hai postato sopra, nel post precedente, me la guardo domani con calma

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