Parliamo di sequenze e vincoli….

Scritto il alle 23:28 da achille@finanza

Questo scritto nasce da una richiesta di Ale fattami in seguito alla domanda di un utente:

pietro111@finanza:
ho postato l’analisi del T+1 di XXXXX XXXXXX, mi sembra molto importante discutere di questo ciclo e valutare se può essere utile svilupparlo tramite i T-2

Devo avvertire comunque che il mio impegno non potrà essere costante ma solo saltuario e quindi non posso assumermi l’impegno di una rubrica.

Non credo di essere l’ideatore delle regole di sequenza, anche se in giro non le vedo applicate alla mia maniera. Esse scaturiscono da una riflessione sulla reale portata di una forma di analisi e sulla possibilità che quest’ultima abbia una validità assoluta (booom, ma spero di chiarire in che senso). Le regole di sequenza non erano espressamente illustrate nel materiale su cui mi sono formato, ma implicite e forse pochi hanno seguito il mio stesso percorso di approfondimento, comunque ora la mia applicazione si discosta parecchio da quel che ho letto a suo tempo e anche da ciò che si legge oggi.

Per chi ha voglia di seguire un percorso formativo, consiglio di ricercare gli interventi di graziano (per breve tempo ha avuto anche il nick “sardo”) nel vecchio forum di borsanalisi, riassunti anche nel nuovo; quello è stato il mio maestro, anche di generosità, e soprattutto per lui, di tanto in tanto, affronto la sfida di contribuire alla loro divulgazione; bisogna fare la tara dello stile e delle problematiche relazionali di un forum, ma quella è stata per me la materia prima.

La tara io l’ho fatta anche alla teoria, separando ciò che è certo da ciò che non lo è. A questa seconda parte ho assegnato il titolo “non ci credo, ma deve essere vero” , cercando di tenerla al di fuori dei miei ragionamenti; alcune cose poi sono arrivato a rifiutarle, ma mi manca la forza per affrontare una guerra di religione e faccio solo qualche sporadica schermaglia.

Spero di arrivare a dare un’idea completa, non di più, di come la vedo io, cominciando dalla domanda dell’utente da cui è nato questo scritto.

Ho fatto una rapida ricerca sull’analista citato fermandomi alle prime pagine della didattica in un sito nel quale, se ho trovato giusto, si presenta come “oldtrader”; devo dire che ritrovo alcuni concetti del tomo “non ci credo, ma deve essere vero” , tuttavia non ho approfondito e sono ben conscio che anche io non riuscirò a dare un’esposizione rigorosa.

Il nocciolo della questione è: come si analizza un ciclo ?

La risposta implicita è : suddividendolo in sottocicli e sottolineo “a posteriori”, ma seguendo l’intuizione in tempo reale.

Vediamo in quante parti è utile suddividere un ciclo; uso il termine “utile” in quanto non vedo alcun obbligo o ragione superiore per stabilire la suddivisione giusta in due, tre o quanti si vuole sottocicli e inoltre perché ce ne serviamo per pronosticare piuttosto che per analizzare.

Iniziamo con il suddividere il ciclo in un solo sottociclo, cioè non suddividendoloo affatto; se ne ricava la proposizione fondamentale per la costruzione di un sistema logico di interpretazione: un ciclo parte da un minimo (origine), sale verso un valore massimo (culmine) e da questo riscende verso un altro minimo (chiusura).

Questa proposizione deve essere sempre vera, anche quando la borsa non esisterà più e si studierà il fenomeno nella sua interezza; ovviamente, come già adesso, sarà difficile stabilire l’origine delle quotazioni, forse anche la fine, e bisognerà fare qualche ipotesi o approssimazione.

Nell’oscillazione definita con questa proposizione, riferendosi ad un ciclo di qualsiasi ordine, non teniamo conto delle oscillazioni minori che si presentano nello svolgimento del ciclo intero, ma teniamo ben presente che nella prima parte, quella al rialzo, i minimi delle oscillazioni minori di pari importanza (ordine) sono crescenti (non è facilissimo riconoscere l’ordine delle sotto oscillazioni); questo, in altre parole, vuol dire che nessuno dei valori del ciclo (la rappresentazione è una curva con la convessità verso l’alto) può essere inferiore ad entrambi i valori di origine e di chiusura.

A parte le implicazioni logiche, peraltro basilari, la non suddivisione di un ciclo fornisce poco altro come la classificazione del ciclo al rialzo o al ribasso, in dipendenza dell’ordine crescente o decrescente dell’origine e della chiusura, la sua durata nel tempo e al massimo qualche considerazione sull’entità del rialzo e del ribasso; invece appartengono al tomo “non ci credo, ma deve essere vero” le considerazioni sul momento del culmine e sulla forza espressa.

Passiamo ora a dividere il ciclo in due sottocicli e qua dobbiamo tener conto di un’altra proposizione che rende possibile e soprattutto significativa questa e qualsiasi altra suddivisione: ciascun ciclo di qualsiasi ordine segue ed è seguito da un altro ciclo dello stesso ordine, quindi, una volta diviso un ciclo in due parti, ogni valore del ciclo apparterrà necessariamente al primo o al secondo semiciclo (ordine -1).

Laddove finisce il primo comincia il secondo e alla fine del secondo partirà il primo semiciclo di un altro ciclo e anche ovviamente quest’altro ciclo intero; non esistono invece valori al di fuori di un ciclo.

Senza queste proposizioni-proprietà non è possibile delineare lo schema logico dei cicli, laddove per schema logico intendo una regola o un insieme di esse, che sia capace di accogliere qualunque realtà si verifichi e, come sappiamo, la realtà supera sempre la fantasia, ma, secondo me, non la logica; in questi termini intendo la presunzione di una validità assoluta.

La suddivisione in due sottocicli comincia a fornire qualche indicazione in più, ma prima ribadisco che ciascun semiciclo è a sua volta un ciclo e può essere analizzato indipendentemente dal fatto che appartiene ad un ciclo di ordine superiore; quindi esso ha un’origine, un massimo, una chiusura, una durata, esprime una certa quantità di rialzo fino al culmine e poi una certa quantità di ribasso fino alla chiusura e soprattutto può presentarsi al rialzo o al ribasso.

Considerandoli però collegati, si evidenzia un limite alle combinazioni possibili; se il primo semiciclo fosse al ribasso, la sua chiusura avverrebbe in un punto inferiore all’origine del ciclo intero, quindi affinchè il ciclo intero rispetti le sue proprietà, diventa necessario che la sua chiusura sia ulteriormente inferiore, cioè che anche il secondo semiciclo sia al ribasso.

Ed ecco una prima formulazione di regole di sequenza relativa alla suddivisione in due sottocicli; quelle ammesse sono:

rialzo-rialzo
rialzo-ribasso
ribasso-ribasso

ed è esclusa invece la sequenza:

ribasso-rialzo

Ora, supponiamo di individuare con certezza l’origine di un ciclo e cerchiamo nel tomo “non ci credo ma deve essere vero” la durata t che dovrebbe avere, supponiamo ancora che in un tempo approssimativamente uguale a t/2 il valore raggiunto sia inferiore a quello di origine e supponiamo infine che dopo un altro intervallo di tempo sufficientemente lungo da essere certi che sia trascorso un t/2, non si pervenga ad un valore inferiore.

Dobbiamo, quindi, convenire che il ciclo percorso nella prima metà di t non è un semiciclo, bensì un intero ciclo che ha percorso la sua parabola in t/2; senza perdere nulla della validità delle regole enunciate, possiamo anche dire che il ciclo intero si è troncato alla fine del suo primo semiciclo e che il nuovo semiciclo non è il secondo del ciclo intero, ma il primo semiciclo di un nuovo ciclo.

Questa prima e semplice regola di sequenza dei sottocicli ci fa riconoscere in qualche caso la ripartenza di un ciclo superiore quando invece basandosi sulla semplice durata sembra ancora in corso il precedente, ma con una suddivisione così semplice si avrebbe questo riconoscimento con un ritardo notevole.

In effetti, il controllo delle sequenze dei sottocicli si dimostra utile proprio a riconoscere i troncamenti, ma cosa succede se, dopo la presunta chiusura in ribasso di un primo semiciclo, in breve tempo si scende sotto il valore di chiusura? Qui occorre la prudenza e direi anche una certa sensibilità, perché un periodo abbastanza breve di ulteriore ribasso può nascondere una prosecuzione del primo semiciclo, piuttosto che appartenere già al nuovo semiciclo (la normalità è che un semiciclo, come qualunque ciclo, cominci con una fase di rialzo, ma il caso di un ribasso immediato non può essere escluso).

Procedendo ad una ulteriore suddivisione del ciclo e del semiciclo, il controllo di sequenza, con i segnali di troncamento e anche con i dubbi di allungamento, si sposta su intervalli più brevi e può fornire indicazioni più tempestive; l’ulteriore suddivisione che si presenta immediatamente è quella del semiciclo in altre due parti, i semicicli di semiciclo o quarti di ciclo, ma prima ancora vediamo l’altro ordine di suddivisione di un ciclo intero in tre sottocicli.

Qualcuno dice che quest’ultima è la suddivisione più adatta a interpretare un ciclo, soprattutto considerando il secondo terzo di ciclo come quello che dovrebbe esprimere il culmine del ciclo intero, ma per questa considerazione, quasi quasi apro un terzo tomo dal titolo “non ci credo e forse non è neanche vero”, visto che troppo facilmente viene sconfessata in un ciclo al ribasso.

A me questa suddivisione in terzi sembra molto utile perché la sua struttura logica è ancora facile da seguire e la sua aderenza alla realtà è abbastanza riscontrabile; finora non l’ho usata per non affrontare un riaggiustamento degli strumenti farraginosi che uso e per cambiare i quali avrei bisogno di tempo che non ho e forse anche di una terapia contro la pigrizia.

Prima di guardare come si comportano i sottocicli in questa suddivisione, serve avvertire che c’è una fonte di equivoco nella nomenclatura in uso; credo che questa sia da attribuire al Migliorino e bisogna dargliene merito al di là del fatto che forse ne è solo il divulgatore in italiano; probabilmente però ne è anche l’ideatore perché quella del “tradable cycle = tracy” mi sembra quanto meno di ispirazione nostrana; altri meriti dello stesso autore stanno nel solito tomo, ma sia chiaro che per fare previsioni, bisogna necessariamente attingere ad esso.

I termini t-1, t-2, t-3 etc. etc. si riferiscono comodamente a iterazioni di suddivisioni binarie e il numeretto indica la potenza di 2 che si trova al denominatore, quindi significano mezzi, quarti, ottavi, etc. di ciclo tracy; così anche i termini t+n rappresentano cicli doppi, quadrupli, etc. etc. del ciclo tracy; nella ripartizione in tre sottocicli questi termini non hanno la stessa immediatezza e significatività, ma questi sono e resteranno fino a quando non scriverà qualcosa un futuribile Ottimino.

Osserviamo ora le sequenze possibili dei tre sottocicli individuati con la suddivisione.

Nulla quaestio per le sequenze rialzo-rialzo-rialzo / rialzo-rialzo-ribasso / rialzo-ribasso-ribasso / ribasso-ribasso-ribasso che non rappresentano alcun problema per il ciclo intero.

La sequenza rialzo-ribasso-rialzo deve invece essere esclusa perché la fase calante del ciclo intero che si è già manifestata viene interrotta, tanto nel caso che la chiusura del secondo ciclo fosse inferiore all’origine del ciclo intero, quanto nel caso che fosse inferiore solo alla chiusura del suo primo terzo.

Un ragionamento analogo può essere fatto per la sequenza ribasso-rialzo-ribasso, anche se esiste il caso particolare in cui il ribasso dell’ultimo sottociclo raggiunga una chiusura inferiore a quella del primo e in questo caso sembra che il ciclo intero possa ancora rispettare le sue proprietà.

In effetti una fase calante iniziale viene interrotta e la parabola del ciclo intero risulta compromessa; si potrebbero fare anche ragionamenti sulle grandezze derivate degli incrementi e decrementi, ma questi avrebbero la loro validità ipotizzando una ciclicità anche di queste grandezze e non vorrei entrare in questo campo che mi sembra un po’ troppo ipotetico; invece mi sembra utile, anche per il caso precedente, la rappresentazione grafica della parabola che interpola i valori di tali sequenze: in essa dovrebbe essere abbastanza evidente (dipende dai valori) che il ramo discendente della parabola si avvicina di molto al minimo intermedio indicando che il ciclo intero deve chiudersi lì.

Ho già scritto troppo per i miei gusti e penso anche per chi avrebbe voglia di leggere, quindi rimando a quanto già noto per le sequenze dei sottocicli nella suddivisione a quattro, ricordando che si tratta di una ulteriore divisione della suddivisione in due semicicli.

Ora, per avvicinarci a dare una risposta All’utente da cui ha preso origine questo discorso, vediamo se serve una suddivisione a cinque, sei o sette sottocicli.

Ebbene, potrebbero servire, quella a cinque e a sette che avrebbero una loro validità simile a quelle a due e a tre, ma quella a sei sarebbe una ulteriore suddivisione di quella a tre ottenuta cambiando il fattore di divisione da tre a due, quindi sarebbe meglio proporre una suddivisione a nove.

Il fatto è che avremmo sequenze di cinque, sette e sei o nove elementi che sarebbe molto difficile seguire, anzi troppo rispetto all’utilità che se ne può trarre, visto che i sottocicli diventano troppo piccoli per avere un qualche interesse (il criterio deve potersi applicare a qualunque ordine di ciclo).

Oltre la seconda suddivisione, poi, il procedimento non offre più nulla sotto l’aspetto di controllo delle sequenze e una suddivisione in otto sottocicli non fa che ereditare tutti i vincoli e tutte le libertà della suddivisione in quattro, senza riuscire ad esprimere nulla di più sul ciclo intero.

Forse sarebbero ricavabili altre indicazioni, appartenenti al solito tomo e per questo non le affronto, indagando anche qua su incrementi e decrementi; veramente troppo lungo tutto il discorso, ma debbo ancora sottolineare che ho parlato solo ed esclusivamente di cicli dei minimi e che invece qualunque discorso sui cicli dei massimi deve essere affrontato allo stesso modo ma separatamente; intendo dire che un ciclo dei massimi deve essere studiato come una parabola con la convessità rivolta in basso e non si può dare per scontata nessuna correlazione fra questa e quella del ciclo dei minimi.

Spero di aver soddisfatto qualche curiosità, ma ancor più di aver sollecitato qualche riflessione sull’uso che si può fare dello schema logico e magari qualche contributo a una sua migliore definizione (magari anche sullo schema dei massimi).

2 commenti Commenta
ettore61
Scritto il 19 Dicembre 2012 at 21:26

Interessante …..

Te lo appoggio ……

🙄

falcor
Scritto il 15 Aprile 2014 at 22:57

con solo due anni di ritardo nella visione…

Grazie mille, molto utile! 🙂

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